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Grazie!

Quando il discorso di un politico inizia con il grazie significa che questo politico deve "lisciare" qualcuno, imbonirsi qualche centro di potere, far dimenticare qualche "malefatta".

Invece, quando i miei discorsi iniziano con la parola "grazie", significa che c'è di mezzo un saluto, la fine di un percorso.

Tre mesi fa, dopo aver parlato con la mia famiglia stretta e quella allargata e con i miei colleghi di lavoro, avevo deciso che mi sarei candidato a sindaco di Abetone Cutigliano.

In quattro de "Il paese che vogliamo" avevano deciso di candidarsi con me, gli altri avevano dato la loro disponibilità ad aiutarmi.

La mia idea era quella di fare una lista né di destra né di sinistra, ma "di sopra", perché i fondamenti dovevano essere gli obiettivi e non i partiti.

Programma fatto, un turbinio continuo di idee per provare a cambiare il volto a questo pezzo di montagna, persone che mi chiedevano di candidarmi e di portare avanti qualcosa di diverso per potersi "salvare" da questa situazione.

Poi? Poi mi sono scontrato con la realtà! Le voci che la presenza di tre liste avrebbe aiutato quella di centrodestra hanno iniziato a farsi pressanti nei confronti di tutto il mio gruppo, al punto da convincerci a valutare la possibilità di fondersi con la lista di Gabriele Bacci.

E qui è iniziata la fine. Oltre un mese passato a cercare incastri, a ricevere proposte e controproposte sempre più deludenti e che spesso mi hanno lasciato esterrefatto, sia per il contenuto che per il soggetto che le proponeva.

Ho provato a fare questo accordo, anche se non ne sono MAI stato convinto: alla fine i componenti storici di questo gruppo sono 7 anni che sono in Comune e non mi sembra di vedere prosperità, felicità e armonia nelle persone che mi stanno accanto.

Avevo accettato di fare un passo indietro lasciando quindi il ruolo di candidato sindaco a Bacci (non ho mai avuto mire egocentriche), ma anche questo non è bastato.

Ho insistito perché una grande persona come Davide Costa (non ci meritiamo che persone così vengano a spendere il loro tempo in questo posto) avesse un ruolo nell'eventuale Amministrazione ma questo non andava bene perché era troppo di sinistra (non scordatevi questo passaggio, quando andrete a votare!).

A quel punto ho fatto un altro passo indietro, rifiutando ogni incarico in caso di vittoria. Ma anche questo non è bastato: ci hanno voluto stritolare come si fa con il macinato.

Nella nostra carta degli obiettivi - sì perché noi non avevamo un programma elettorale, ma degli obiettivi da raggiungere - il tema dei giovani e del futuro era molto sentito.

Ma in una montagna vecchia, vecchia di idee e vecchia nella classe dirigente, non c'è spazio per i giovani e per il cambiamento. Tutto deve rimanere così com'è adesso, perché "si è sempre fatto così".

E pensare che noi volevamo vincere scrivendo, tra le altre cose, "crediamo che i nostri giovani non sono solo quelli che se ne andranno, quelli che lavoreranno nei nostri esercizi o nelle nostre attività. Noi vediamo in loro i LEADER DEL FUTURO e per questo vogliamo mettere in campo tutte le energie possibili per facilitare il loro percorso di crescita".

Anche stavolta ha prevalso l'egoismo delle vecchie generazioni.

Avete vinto, tolgo il disturbo. Non ho la forza umana, né quella interiore per andare avanti: sarò presuntuoso ma qui chi ha perso è la montagna pistoiese!


P.S. Due mesi fa un amico mi disse: "ma voi vi candidate per l'idea o per vincere?". E io risposi, senza pensarci un'attimo, "per l'idea".

Nell'ultimo mese ho spostato l'interesse sul vincere e ho abbandonato l'idea. Un grande errore, ma che al tempo stesso sarà anche la grande lezione di questa esperienza.


Pensare al vincere mi ha fatto fare scelte: di questo chiedo SCUSA a tutti quelli che avevano creduto in me e che ho deluso. Buona vita!

Simone Ferrari



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